Favole e leggende per festeggiare la Pasqua.
Perché a Pasqua c’è sempre un coniglio? Perchè ci sono le uova?
Ecco alcune delle storie più belle ..
"La leggenda del Salice"
Gesù saliva verso il Calvario, portando sulle spalle piagate la croce pesante.
Sangue e sudore scendevano a rigare il volto santo coronato di spine.
Vicino a Lui camminava la Madre, insieme ad altre pie donne.
Gli uccellini, al passaggio della triste processione, si rifugiavano, impauriti, tra i rami degli alberi.
Ad un tratto .. Gesù stramazzò al suolo. Due soldati, armati di frusta, si precipitarono su di Lui, allontanando la Madre, che tentava di rialzarlo “Su, muoviti! E tu, donna, stattene da parte.”
Gesù tentò di rialzarsi, ma la croce troppo pesante glielo impedì.
Era caduto ai piedi di un salice …Cercò inutilmente di aggrapparsi al tronco. Allora l’albero pietoso chinò fino a terra i suoi rami lunghi e sottili perché potesse, afferrandosi ad essi, rialzarsi con minor fatica. Quando Gesù riprese il faticoso cammino, l’albero rimase coi rami pendenti verso terra: perciò fu chiamato “Salice Piangente”.
Così il salice piangente, dovunque si trovi nel mondo, continua ad essere per tutti il segno dell'amore di Dio. La sua vista consola tutti quelli che piangono perché si sentono lontani da casa o senza speranza a causa dei propri sbagli e peccati. Dalle sue foglie si ricava una medicina molto potente che alcuni chiamano: "fiducia" ed altri invece: "coraggio". E dai suoi frutti di umiltà si ricava una bevanda miracolosa che impedisce al veleno dei serpenti di uccidere o di fare del male.
“La leggenda della Passiflora”
il fiore della passione ..
Nei giorni lontani, quando il mondo era tutto nuovo, la primavera fece balzare dalle tenebre verso la luce tutte le piante della Terra, e tutte fiorirono come per incanto. Solo una pianta non udì il richiamo della primavera, e quando finalmente riuscì a rompere la dura zolla la primavera era già lontana… “Fa che anch’io fiorisca, o Signore!”.. pregò la piantina. “Tu pure fiorirai”, rispose il Signore. “Quando?” chiese con ansia la piccola pianta senza nome. “Un giorno” … e l’occhio di Dio si velò di tristezza. Era ormai passato molto tempo, la primavera anche quell’anno era venuta e al suo tocco le piante del Golgota avevano aperto i loro fiori.
Tutte le piante, fuorché la piantina senza nome. Il vento portò l’eco di urla sguaiate, di gemiti, di pianti : un uomo avanzava fra la folla urlante, curvo sotto la croce, aveva il volto sfigurato dal dolore e dal sangue… “Vorrei piangere anch’io come piangono gli uomini” pensò la piantina con un fremito… Gesù in quel momento le passava accanto, e una lacrima mista a sangue cadde sulla piantina pietosa. Subito sbocciò un fiore bizzarro, che portava nella corolla gli strumenti della passione : “una corona, un martello, dei chiodi”… era la Passiflora, il fiore della passione.
“Storia del Leprotto di Pasqua”
C’erano una volta un papà leprotto ed una mamma leprotto, che avevano sette leprottini
e non sapevano quale sarebbe diventato il vero leprotto di Pasqua.
Allora mamma leprotto prese un cestino con sette uova e papà leprotto chiamò i leprottini.
Poi disse al più grande: ‘Prendi un uovo dal cestino e portalo nel giardino della casa,
dove ci sono molti bambini.’Il leprotto più grande prese l’uovo d’oro, corse nel bosco,
attraversò il ruscello, uscì dal bosco, corse per il prato e giunse al giardino della casa.
Qui voleva saltare oltre il cancello, ma fece un balzo così grande e con tanta forza
che l’uovo cadde e si ruppe. Questo non era il vero leprotto di Pasqua.
Ora toccava al secondo. Egli prese l’uovo d’argento, corse via nel bosco,
attraversò il ruscello, uscì dal bosco, corse per il prato; allora la gazza
gridò ‘Dallo a me l’uovo, dallo a me l’uovo, ti regalerò una moneta d’argento!’
E prima che il leprotto se ne accorgesse la gazza aveva già portato
l’uovo d’argento nel suo nido. Neanche questo era il vero leprotto di Pasqua.
Ora toccava al terzo. Questi prese l’uovo di cioccolato.
Corse nel bosco, attraversò il ruscello, uscì dal bosco e incontrò uno scoiattolo
che scendeva, saltellando, da un alto abete. Lo scoiattolo spalancò
gli occhi e chiese: “Ma è buono l’uovo?” “Non lo so,” rispose il leprotto,
“lo voglio portare ai bambini. Lasciami assaggiare un po!”
Lo scoiattolo cominciò a leccare e poiché gli piaceva tanto, non finiva mai
e leccò e mangiucchiò pure il leprotto, fino a che dell’uovo non rimase più nulla.
Quando il terzo leprotto tornò a casa, mamma leprotto lo tirò per la barba ancora
piena di cioccolato e disse: “Neanche tu sei il vero leprotto di Pasqua.”
Ora toccava al quarto. Il leprottino prese l’uovo chiazzato.
Con quest’uovo corse nel bosco e arrivò al ruscello. Saltò sul ramo d’albero posto di traverso,
ma nel mezzo di fermò. Guardò giù e si vide nel ruscello come in uno specchio.
E mentre così si guardava, l’uovo cadde nell’acqua con gran fragore.
Neanche questo era il vero leprotto di Pasqua.
Ora toccava al quinto. Il quinto prese l’uovo giallo. Corse nel bosco e, ancor prima
di giungere al ruscello, incontrò la volpe, che disse:
“Su, vieni con me nella mia tana a mostrare ai miei piccoli questo bell’uovo!”
I piccoli volpacchiotti si misero a giocare con l’uovo, finché questo urtò contro un sasso e si ruppe.
Il leprotto corse svelto a casa, con le orecchie basse.
Neanche lui era il vero leprotto di Pasqua.
Ora toccava al sesto. Il sesto leprotto prese l’uovo rosso.
Con l’uovo rosso corse nel bosco. Incontrò per via un altro leprotto.
Appoggiò il suo uovo sul sentiero e presero ad azzuffarsi.
Si diedero grandi zampate, e alla fine l’altro se la diede a gambe.
Ma quando il leprottino cercò il suo uovo, era già bello che calpestato, ridotto in mille pezzi.
Neanche lui era il vero leprotto di Pasqua.
Ora toccava al settimo. Il leprotto più giovane ed anche il più piccolo.
Egli prese l’uovo blu. Con l’uovo blu corse nel bosco.
Per via, incontrò un altro leprotto, ma lo lasciò passare e continuò la sua corsa.
Venne la volpe. Il nostro leprotto fece un paio di salti in qua e in là e
continuò a correre, finché giunse al ruscello.
Con lievi salti lo attraversò, passando sul tronco dell’albero.
Venne lo scoiattolo, ma egli continuò a correre e giunse al prato.
Quando la gazza strillò, egli disse soltanto:
“Non mi posso fermare, non mi posso fermare!”
Finalmente giunse al giardino della casa. Il cancello era chiuso.
Allora fece un salto, né troppo grande né troppo piccolo,
e depose l’uovo nel nido che i bambini avevano preparato.
Lui era il vero leprotto di Pasqua.
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