In un periodo storico in cui si impediva la costruzione di fisse dimore, gli abitanti di queste terre dimostrarono una grande capacità di adattamento e una eccezionale ingegnosità, “inventando” i Trulli, case precarie costruite con la sola pietra locale.
Dalla precarietà all’abitabilità: il processo di trasformazione e di recupero nel pieno rispetto dell’originalità dell’opera ha fatto conquistare ad Alberobello, in Puglia, ed ai suoi Trulli il riconoscimento di Patrimonio Mondiale dell'Umanità.
Nelle Murge sud-orientali e precisamente nella Valle d’Itria, queste costruzioni sono sparse in tutto il territorio, dal quale spiccano con le loro bianche mura e i famosi tetti a cono.
Le origini di Alberobello e di questi fantasiosi edifici risalgono alla metà del XVII secolo, quando questo borgo era un piccolo feudo sotto il dominio dei conti Acquaviva di Conversano.
A fondarla fu il conte Gian Girolamo di Acquaviva, passato alla storia come il “Guercio di Puglia”. All’epoca questo territorio era una selva e il conte, per popolarla, attirò i contadini dai feudi vicini concedendo loro esenzioni dalle tasse e terre da coltivare, affinchè costruissero “case senza malta”.
In quel periodo, per costruire nuovi casali era necessaria l’autorizzazione reale, ma per ovviare a questa autorizzazione cioè evitare il pagamento dei tributi, si costruivano appunto case che si potevano abbattere in una sola notte (in caso di ispezioni regie) e ricostruire nello stesso tempo.
Costretti ad utilizzare solo pietre, i contadini si cimentarono nella costruzione di edifici di forma cilindrica con tetto a cupola autoportante.
Una straordinaria opera di ingegneria tanto solida quanto distruttibile in pochissimo tempo dallo stesso contadino costruttore.
Oggi Alberobello è un pittoresco centro agricolo che richiama turisti provenienti da ogni parte del mondo, attratti dalla caratteristiche costruzioni in pietra che costituiscono il grande patrimonio architettonico di questa città.
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