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15 febbraio 2014

“Le maschere del Veneto”

“La  Bauta”
La bauta (o bautta) è il travestimento veneziano per eccellenza, equivalente del domino francese, è la maschera tipica della Venezia del settecento.
La maschera era composta dal tabarro, un ampio mantello nero a ruota, da un tricorno nero sul capo e da una maschera bianca sul volto.
                                                          

La bauta era la "maschera che ogni disuguaglianza agguaglia", usata sia dagli uomini che dalle donne, non solo durante il Carnevale ma anche nelle feste, nei teatri, negli incontri amorosi, ogni volta che l’incognito facilitava le avventure.
                                                                       

La bauta permetteva la massima libertà e soprattutto garantiva l’assoluto anonimato, tanto che per ogni bauta incontrata era doveroso e cortese porgerle il saluto.
                                                                   

Nel 1748 Carlo Goldoni inserì nelle sue rappresentazioni anche attori mascherati con bauta, rappresentando così uno scorcio del suo secolo.

COLOMBINA
E’ la più conosciuta fra le servette o fantesche; nacque nel Cinquecento e il suo modo di deridere i sospiri degli innamorati fu determinante per la riuscita comica degli spettacoli. Le venne attribuito il nome di Colombina, quando Isabella Franchini, famosa attrice che la interpretò, portò sotto braccio un paniere in cui si intravedevano due colombe.
Colombina che è anch’essa veneziana, consegna biglietti segreti ed organizza incontri lontani da occhi indiscreti.
                                                     

Talvolta é bugiarda ma sempre a fin di bene, é molto vanitosa e un po’ civettuola e ci tiene ad avere un aspetto sempre ordinato ed attraente.
Colombina non ha peli sulla lingua e con due paroline ben dette, riesce a mettere a posto qualche corteggiatore che non si comporta più che educatamente.
Colombina impersona il tipo comico della servetta graziosa.
E’ seducente, astuta, vivacissima ed è l’immagine perfettamente speculare femminile di Arlecchino.
Anche il suo eterno fidanzato, Arlecchino, deve stare ben attento, se cerca di fare lo sdolcinato con qualche altra sua collega, come Corallina o Ricciolina, sa lei come farlo rigare dritto.
Anche se “Arlecchino” è una maschera “bergamasca” anche se, rimane memorabile la commedia di Goldoni “ Arlecchino servitore di due padroni “, messa in scena da Strehler che da più di cinquant’anni porta nel mondo questo personaggio che non si smentisce quando per trarsi dai guai non esita ad ingannare, sciorinando una bugia dietro all’altra.
Il suo modo di fare,così vivace e malizioso, nasconde un carattere volitivo ed una naturale furbizia che fanno di Colombina un personaggio simpaticamente sbarazzino, molto amato dal pubblico. “Colombina” è anche il titolo di una commedia di Virgilio Verucci che è stata pubblicata nel 1628.

PANTALONE
Pantalone è chiamato il Magnifico ed è un ricco mercante che in passato ha accumulato una fortuna con i traffici ed il commercio e che ora con un po’ più di anni addosso, amministra i suoi averi con una tale parsimonia che, qualcuno non a torto, scambia per spilorceria.
Egli é avaro e diffida di tutto e tutti; pettegolo com’é, si perde in chiacchiere inutili e banali.
                                                                  

Solo con le donne é gentile e galante: allora fa inchini, sussurra paroline dolci e si comporta come un vero dongiovanni, anche se ormai non ha più l’età.
Spesso, proprio per queste sue smanie di corteggiatore da strapazzo, si invischia in pasticci così intricati che ne esce a fatica, sacrificando magari quella borsa che ha attaccata alla cintura ed alla quale tiene tanto.
La maschera di Pantalone, nonostante le sue impennate ed i suoi borbottii, è quella di un personaggio bonario e pieno di umanità.
Essa é una maschera tipicamente veneziana e si esprime sempre nel dialetto di Venezia.
La maschera di Pantalone ha incontrato molta fortuna nel pubblico che vi riconosce i suoi pregi e i suoi difetti.
Il suo nome potrebbe derivare dal Santo Patrono venerato nella capitale Veneta, San Pantaleone, oppure ancora da “pianta-leone”, che era l’atto con cui i soldati e i ricchi mercanti veneti “piantavano” lo stendardo della Serenissima in ogni territorio conquistato o acquisito.
Una terza ipotesi è che potrebbe semplicemente derivare dai lunghi pantaloni che indossa il personaggio, anche se potrebbero essere stati i pantaloni di quel tipo a prendere il nome dalla maschera!

Poi, altre maschere, tipiche del Veneto, anche se meno conosciute,  sono : FACANAPA e TABARRINO.

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