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12 marzo 2013

“Nel tempo di mezzo”

Si trattava di uno spazio semibrullo ricoperto di muschio arido che scrocchiava sotto i piedi come pane secco. Qualche roccia rompeva l’assetto … lì, fra la collina e il mare, il passaggio della luce era ancora incerto, perché un sole stordito, barcollante, si stava scrollando di dosso il giorno vecchio, che era ieri ..
Ma ora, in  piedi su una roccia, scrutando il punto esatto da cui nasceva il giorno, si disse che quella era l’alba di tutto ..
(Marcello Fois)

                                                               
Un sardo friulano, per molti anni figlio di nessuno - è un uomo che non dovrebbe neppure esistere, quando torna in una terra che pare esistere da sempre. Lì ricomincia a vivere, diventa se stesso, s'innamora dell'unica donna a lui proibita. Finché il tempo e gli eventi non incrineranno le vite di tutti, senza crudeltà, con precisione.
E mentre la Storia rotola dal tempo di mezzo a un tempo nuovo, mentre gli amori coniugali nascono e poi muoiono piano, senza far rumore, altre storie sono destinate a non finire, a buttare germogli chissà dove. A gettarsi, spiazzandoci, nel futuro.

                                                                         
Marcello Fois - con una lingua capace di abbracciare l'alto e il basso, e di potenziare lo scorrere del tempo - dipinge un mondo in cui i paesaggi sono vivi come i personaggi che li abitano. Una Sardegna nitida e soprattutto mai oleografica. E lo stupore continuo della natura - che osserva impassibile gli amori degli uomini e le loro sconfitte, i dolori dietro ai quali si affannano così come le gioie fugaci - diventa lo sguardo che permette a quelle storie di appartenere a ciascuno di noi.
«Nemmeno quelli che sembrano cambiamenti improvvisi, improvvisi lo sono veramente. D'improvviso c'è solo il momento in cui ne prendiamo coscienza».
(M. DM.)

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