Le petit chat
di E. Rostand
È un gattino nero, sfrontato, oltre ogni dire.
Lo lascio spesso giocare sul mio tavolo.
A volte vi si siede senza far rumore,
Quasi un vivente fermacarte.
Gli occhi gialli e blu sono due agate.
A volte li socchiude, tirando su col naso,
si rovescia, si prende il muso tra le zampe,
pare una tigre distesa su di un fianco.
Ma eccolo ora, smessa l’indolenza,
inarcarsi, somiglia proprio a un manicotto
e allora, per incuriosirlo, gli faccio oscillare davanti,
appeso a una cordicella, un mio turacciolo.
Fugge al galoppo, tutto spaventato,
poi ritorna, fissa il turacciolo, tiene un po'
sospesa in aria, ripiegata, la zampetta,
poi abbatte il turacciolo, l’afferra, lo morde.
Allora, senza ch’egli veda, tiro la cordicella,
e il turacciolo si allontana, e il gatto lo segue,
descrivendo dei cerchi con la zampa,
poi salta di lato, ritorna, fugge di nuovo.
Ma appena gli dico : "Devo lavorare,
vieni, siediti qua, da bravo ",
si siede. E mentre scribacchio sento
che si lecca sol suo lieve struscio molle.
Rossini - Duetto buffo di due gatti
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