La si raggiunge in una ventina di minuti di strada da Verona.
L'integrazione fra storia e contemporaneità è l'aspetto più flagrante di questa villa del Cinquecento reinterpretata che è Villa Amistà.
Il gusto classico della facciata, esempio di architettura veneta armonizzata con il giardino circostante, sfuma al primo passo dentro l'edificio, prestato ad un concetto di “arte in progress” che ha trasformato gli spazi in un'area espositiva permanente, eppur sempre in movimento. Energico il contrasto fra la quiete degli esterni (che nonostante il passaggio della strada antistante ripara gli ospiti in un giardino sul retro tutto frasche e distensione) e l'impatto forte della hall, “mise en bouche” di uno stile che caratterizzerà tutta la struttura.
Ad interpretare l'anima moderna della struttura, capace di suscitare reazioni contrastanti in chi vi accede, sono artisti di fama internazionale : vi troverete opere di Anish Kapoor, Damien Hirst, Takashi Murakami, Arnaldo Pomodoro, Marc Quinn, Mimmo Rotella, Sol Le Witt,
Jelena Vassiljev e numerosi altri che espongono nelle principali gallerie mondiali.
In questa particolarissima esperienza visiva in cui l'ospite diventa visitatore, uno spazio a sé è dedicato alla street art: al piano terra, i corridoi che collegano alle camere sono patria di graffiti e sperimentazioni, realizzate da giovani artisti e ancora incompiute per dare la possibilità
ad altri di integrare le opere.
Anche qui, l'arte resta in progress.
La struttura segue poi l'impianto originario della villa, adattato alle esigenze dell'hotel: nascono cosi' la veranda esterna, che accoglie le colazioni e momenti particolari su richiesta, e gli spazi che estendono il percorso espositivo in un'alternanza di opere e nicchie in maiolica.
C'è l'arte che serve (la Poltrona di Proust di Alessandro Mendini e la poltrona Moroso, nell'atrio) e l'arte da guardare (il Basquiat recentemente acquisito -ottobre 2011), l'arte distorta (i due specchi di Anish Kapoor, uno ovale, l'altro rotondo) e l'arte popolare (il LOVE di Robert Indiana :
da cogliere nella prospettiva di fondo, in contrasto con il teschio esposto poco prima, e la sfera di Pomodoro), l'arte curiosa (le sculture seicentesche di frutta e verdura di Arcimboldo, gli "strappi" di Mimmo Rotella ma anche il juke box Wurlitzer che racconta poesie o l'Einstein di Yasumasa Morimura) e l'arte che inquieta (le composizioni dell'italo-inglese Vanessa Beecroft).
Siamo in un'immersione completa in una dimensione artefatta, sorprendente, spaesante.
Un ritorno all'arte da vivere, in tutti i supporti.
Un luogo simile non poteva restare fine a sé stesso.
G.P.
“That was a Dream!” ..
Nessun commento:
Posta un commento